mercoledì 17 ottobre 2007

Noir!

Come tutte le storie di questo genere, si inizia sempre con un cadavere.
Il suo sguardo spento è fisso sul lampadario, come una falena che ha fissato troppo la sua ultima fiamma.
Il foro nella sua testa mi dice che non avrebbe parlato poi molto, ed era un vero peccato. Mi sarebbero servite molte informazioni da un tipo come lui, e avrei cercato di strappargliele in ogni modo, ma la vita riserva sempre un sacco di sorprese, e questa era solo l’ultima di un’apparentemente infinita serie.
Non era andata lontana, sento il suo odore, lo respiro a pieni polmoni.
I ricordi tornano a galla, sempre e comunque. Se si guarda indietro, loro sono presenti, come un profondo baratro a cui è impossibile sfuggire, un mirino sempre puntato alla testa. L’ultima notte, l’ultimo sospiro, l’ultimo bacio focoso e caldo come le fiamme stesse dell’inferno, fiamme che ti avvolgono e che non ti lasciano respiro.
Riesco ancora a sentire l’odore di zolfo, il fumo aspro che fuoriesce dalla canna della pistola con cui aveva tentato di uccidermi. Ma per mia fortuna, o forse anche per la sua, sono dannatamente bravo a sopravvivere.

Raccolgo l’arma vicino al cadavere.
Probabilmente aveva cercato di difendersi, o forse la portava sempre con sé. Ma quando c’è una bella donna, che ti soffia sul collo e ti sussurra parole dolci, nemmeno la morte riesce a svegliarti. Sempre che anche la morte non ti soffi sul collo, ovviamente.
Osservo la stanza, la finestra, la porta… Mi avvio verso l’uscita facendo attenzione a non calpestare il sangue, e spengo la luce. Per quanto li spalancasse, quest’uomo non sarebbe più riuscito a togliersi il biondo colore dei capelli dell’assassina dai suoi occhi.

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